ZimmeritpediA
Centro Documentazione Modellistica
|
|
II
GUERRA
MONDIALE
| |
|
|
|
|
|
|
|
| |
|
GUERRE
MODERNE
| |
|
| |
|
|
|
Paolo Crippa
Oltre che un profondo interesse per la storia militare italiana dagli anni venti al 1945, tanto che l'ha portato a scrivere anche diversi libri ha la passione per il modellismo di mezzi militari Italiani della Seconda Guerra Mondiale, prevalentemente in scala 1/72 e di figurini Italiani in 54 mm.
|
Bibliografia e Siti Web
Per ulteriori approfondimenti si consigliano i seguenti libri:
|
REPARTI CORAZZATI DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA 1943/1945
di P. Crippa
Marvia Ed. - 120 pp 82 foto in b/n, organigrammi ed insegne. |
|
CZOLGI WLOSKIE
di
Solarz – Ledwoch
Wydawnictwo Militaria, Varsavia 1995 |
|
LA GENERAZIONE CHE NON SI E’ ARRESA
di
G. Pisanò
Edizioni FPE, Milano 1968 |
|
GLI AUTOVEICOLI DA COMBATTIMENTO DELL’ESERCITO ITALIANO
di N.
Pignato – F. Cappellano
SME 2002 |
|
MORIRE COL SOLE IN FACCIA
di
V.Podda
Ritter, Milano 2005 |
|
DAL TL37 ALL’AS43
di N.
Pignato – F. Cappellano
GMT, Trento 1997 |
|
LE AUTOBLINDA DELLA R.S.I.
articolo apparso
in STORIA MILITARE n° 22
di Benvenuti – Curami,
Ermanno Albertelli Editore, Parma luglio 1995 |
|
|
|
LA AS43 BLINDATA
Lultima autoblinda italiana della Seconda Guerra Mondiale
Nel gennaio 1944 la Viberti iniziò lo studio di un mezzo ruotato blindato, dotato di torretta, che doveva essere destinato agli stessi impieghi di ricognizione e di supporto alla fanteria, che venivano espletati dalle AB41 e AB43. La storia di questa autoblinda ha in realtà origini lontane.
Nel 1941, infatti, fu presentato il prototipo di una autoblinda desertica, nota come “Autoblindo Africa Settentrionale Italiana” o ABS37, basata sul telaio del trattore TL37, tanto da essere conosciuta anche come “TL37 Autoblinda”. Risulta difficile stabilire se fu progettato prima il TL37 Autoblindo o il TL37 Protetto (un’altra evoluzione del trattore, in versione trasporto truppe), anche se, analizzando i disegni di progetto, sembra plausibile che lo studio originario dell’autoblinda, che prevedeva l’impiego della torretta della AB40 armata con due mitragliatrici Breda 8 mm, sia antecedente a quella del Protetto.
In effetti il modello definitivo della blinda differiva dalla versione protetta solo nella parte posteriore ed in quella superiore, dove era alloggiata una semitorretta blindata di nuova concezione, basata su quella del carro armato L6/40, ed armata con una mitragliera Breda 35 da 20 mm.
Con buone probabilità la torretta fu studiata per migliorare la visibilità e diminuire la temperatura all’interno dell’involucro blindato. L’unico esemplare realizzato fu inviato in Africa del Nord, dove andò perduto in combattimento a Sidi Rezegh e catturato dalle truppe inglesi.
Il progetto fu dunque ripreso dopo un lungo periodo di latenza nel 1944, il primo disegno risulta datato 18 gennaio, e nel giro di pochi mesi raggiunse la configurazione definitiva (l’ultima modifica è del 3 aprile dello stesso anno).
Il nuovo blindato era basato sulla camionetta desertica AS43, ultima evoluzione degli studi sui veicoli da ricognizione per il deserto, di cui conservava il telaio e la meccanica a due ruote sterzanti.
La blindatura si ispirava a quella dell’ABS37, sulla quale era montata la torretta dei carri L6/40, ormai sorpassati; la Viberti denominò ufficialmente il mezzo “Carrozzeria Speciale SPA AS43”, ma è comunemente nota come Autoblinda AS43.
Questa blindo fu prodotta nella prima metà del 1944 in un numero non precisabile di esemplari, anche se in quantità indubbiamente limitata, ed impiegata da reparti italiani. L’unico armamento del veicolo, sul quale peraltro non era prevista l’installazione di alcun impianto radio, era quello presente in torretta, cioè una mitragliera Breda modello 35 ed una mitragliatrice Breda modello 38 coassiale.
Gli interni spartani e spogli prevedevano soltanto due posti a sedere nella parte anteriore della camera di combattimento (quello per il pilota a destra) e delle scaffalature per le munizioni sia da 8 mm che da 20 mm nella parte posteriore.
L’equipaggio era di 3 uomini: capoblindo (che prendeva posto in torretta), autista e porgitore.
Non si hanno dati certi relativi alla produzione di questa autoblindo.
Sicuramente almeno due di questi veicoli corazzati furono assegnati al Gruppo Corazzato “Leonessa” della Guardia Nazionale Repubblicana, in carico alla 2° e 3° Compagnia del Gruppo, dislocate a Torino presso la caserma “Da Bormida” e furono impiegate dai legionari in operazioni contro i partigiani piemontesi.
I mezzi furono consegnati verosimilmente nel maggio 1944, dato che le due autoblindo parteciparono ad una sfilata del Gruppo nel capoluogo piemontese il 25 giugno successivo.
Questi veicoli avevano una colorazione interamente in giallo sabbia, colore distintivo dei mezzi del “Leonessa”, con il contrassegno del Gruppo (una M rossa incavallata al fascio repubblicano e la sigla GNR) sui parafanghi anteriori, sui lati e sul retro della torretta; una di queste blindo era targata “GNR 0151”. Una delle blindo prese parte anche alla sfilata della G.N.R. in via Po a Torino nel gennaio 1945: sul colore di fondo era stata realizzata una mimetica a chiazze marroni e verdi.
Il “Leonessa” impiegò un altro veicolo blindato realizzato sul telaio della camionetta AS43. Si trattava di un mezzo per il trasporto della truppa, con una blindatura perimetrale dell’abitacolo e del cassone di una camionetta di serie, approntato dall’autoparco della G.N.R. di Piacenza. Il veicolo era armato con due mitragliatrici Breda 37 su supporto sferico, una in caccia ed una in ritirata, e poteva trasportare 8 uomini, compresi il pilota ed un mitragliere. L’autoprotetta, usata dalla 1° Compagnia del Gruppo, recava la targa “GNR 438” e fu catturato dagli Alleati al termine del conflitto nei pressi di Strambino Romano (IV), dove il “Leonessa”cessò di esistere.
Evidenze fotografiche mostrano una di queste autoblindo nell’ultimo mese di guerra in Valtellina; anche se Giorgio Pisanò nel suo “La generazione che non si è arresa” la indica in carico alla Brigata Nera “Manganiello”, dislocata in Valtellina nell’ambito del progetto del cosiddetto “Ridotto Alpino Repubblicano”, la macchina era quasi certamente del Gruppo “Leonessa”. Non è chiaro quando e come l’autoblindo raggiunse la Valtellina, infatti da rapporti del Corpo Volontari della Libertà risultava presente a Sondrio un certo numero di autoblindo già sul finire del 1944.
L’autoblindo, insieme ad un altro mezzo blindato di modello non identificato (forse un’altra AS43) ed un carro L6/40, prese parte alla battaglia di Tirano del 28 aprile 1945, durante la quale una colonna di fascisti, diretta verso Sondrio, fu attaccata da reparti partigiani, che riuscirono a fermare l’avanzata della colonna comandata dal maggiore Vanna, dopo un cruento scontro a fuoco. Una AS43 fu catturata e reimpiegata dagli uomini del C.V.L. proprio alla fine di questo scontro.
Difficile esprimere un giudizio a riguardo di quella che, effettivamente, fu l’ultima autoblinda partorita dall’industria italiana durante la Seconda Guerra Mondiale, sia per le scarse informazioni disponibili sia per la breve vita operativa, che per l’esiguo numero di esemplari prodotti.
© Paolo Crippa
|
|
|
|
|
|