Questo bel pezzo dell’Andrea Miniaturas è il primo pezzo napoleonico che realizzo, in quanto la mia passione va soprattutto ai medioevali e ai soggetti legati al secondo conflitto mondiale.
Ma per questo bel pezzo l’amore è stato a prima vista, e il desiderio di poterlo dipingere mi ha portato ad affrontare un terreno minato come è quello dei soggetti napoleonici, che rivestono sempre difficoltà anche quando appaiono semplici.
Questo almeno vale per me.
La posa insolita, la divisa lacerata, il giovane tamburino, debole, caricato sulle spalle, nella lunga ed estenuante ritirata, tra bufere di neve e gelo, tutto questo ha fatto vivere il soggetto prima di tutto nel cuore e nella mente, con la speranza di riuscire ad esprimere le mie emozioni attraverso colori e pennelli.
La scultura stupenda, la posa eloquente, i visi espressivi, l’idea originale, insomma mi è parso ci fosse tutto per realizzare un bel pezzo vissuto, come piacciono a me!
Pianificando la scena ho cercato di entrare nei panni di questi poveri soldati e mi sono reso conto che, se avessi dovuto trasportare tra fame e gelo, un compagno sulle spalle, piuttosto che caricarmi anche di un tamburo, in una armata allo sbando con uomini desiderosi solo di fare ritorno casa, sicuramente avrei preferito caricarmi di altri più utili fardelli, quali provviste, legna da ardere, vettovaglie, boracce: così ho eliminato dalla schiena del tamburino il suo strumento di lavoro, dotandolo di diversi accessori acquistati sfusi presso il fornitissimo banco vendita della DW- International (che produce tanto materiale e figurini dedicati a questo periodo storico) in quel di St Vincent all’ultima mostra di ottobre.
Bisogna porre attenzione in quanto non sempre la pittura è semplice, essendo in parte i due soggetti scolpiti insieme, dovendo per praticità incollare alcuni pezzi dopo averli dipinti e comunque in un successivo momento.
Anche le due teste sono state dipinte e poi posizionate con cautela e una certa apprensione, facilmente intuibile.
Il soggetto è interamente dipinto ad acrilico con colori Vallejo e Andrea. (V e A )
Il colore che predomina è il blu scuro napoleonico, ottenuto con una base fatta da blu di Prussia V - blu di prussia oscuro A - blu Oxford V – ocra V e una punta di Flat base Tamiya indispensabile per evitare effetti satinati e lucidi che certe tinte acriliche potrebbero dare.
Da questa mescola sono partita schiarendo con blu di prussia e ocra per creare le luci sempre più evidenziate con ocra, carne e grey-blue 943 V.
Ultime luci aggiungendo un tocco di bianco avorio.
Le ombre sono state ottenute aumentando la quantità di nero e aggiungendo anche terra bruciata nella parte inferiore e nei pantaloni perché più sporchi e bagnati.
Divertente è stato dipingere le varie suppellettili, dalla teiera al tegame, la fascina di legna e lo zaino, con tinte sempre smorzate con opportuni lavaggi per dare l’idea dell’usura e consunzione.
Poi ho dipinto le vesti del tamburino confrontandomi, tramite la banca immagini, con la medesima figura realizzata da alcuni maestri del nostro hobby: da Berselli a Pepe Gallardo, oppure visionando pezzi fotografati alle mostre, eseguiti da modellisti, forse sconosciuti, ma altrettanto bravi!
I colori con cui hi dipinto il figurino sono tutti nella gamma dei grigio-verdi: grigio verdoso, grigio confederato, grigio pietra, grigio medio e infine marron cubierta, miscelati in modo diverso tra capotto, pantaloni, zona inferiore e superiore.
Ultime luci nei pantaloni con un bianco sporco ottenuto aggiungendo tale colore al grigio medio e al deck tan prima citati.
Tutti questi colori sono stati dati in modo estremamente diluiti, in certi casi tipo “acqua sporca” niente di più.
Poi per velature, luci e ombre pian piano vengono fuori.
Le ombre le ho realizzate unendo al grigio verdoso, verde nero e nero puro per quelle più profonde, utilizzando tale mescola molto diluita anche per alcuni lavaggi nella parte bassa del capotto.
Le parti metalliche presenti sono dipinte con i metallizzati acrilici su cui ho passato chine Citadel brown o black.
Il rosso delle spalline è ottenuto con rosso scuro V, rosso napoleonico A33 e lumeggiato aggiungendo carne dorata; sciarpa e calze sono ottenuti con diversi toni di marrone.
Per i due visi ho voluto sperimentare due nuovi accessori: il visore con lenti di ingrandimento consigliatomi dall’ amici Taucer e Cheli, che forse anche loro un po’ orbi come me e piuttosto bravi, me lo avevo decantato con ragione.
Ma, soprattutto, invece di utilizzare le mie solite tinte, mi sono voluto affidare al set Andrea per dipingere i volti “Flesh Paint Set” che opportunamente adattato alle proprie esperienze, esigenze e gusti, ho trovato utile e ben assortito nelle sei tinte presentate.
Inoltre la confezione propone, anche per i meno pratici, una semplice guida passo dopo passo, che sicuramente può aiutare neofiti e non per pianificare questa pittura, croce e delizia di ogni figurinista che sa, quanto dipenda la riuscita generale, da un volto ben realizzato ed espressivo.
Infine, sono arrivato a costruire l’ambientazione; ho steso sopra e intorno alla basetta presente nella confezione, il solito Das che mi ha permesso di modellare piccoli rilievi ed avvallamenti per dare l’idea del terreno sconnesso e calpestato.
A composto asciutto ho dipinto la superficie con grigio medio 987 a cui ho sovrapposto un lavaggio poco diluito di terra + terra bruciata + uniforme inglese, per creare profondità.
Su questa base ho steso copiosamente della colla Vinilica quindi un composto di microsfere e vinavil, terminando con un passaggio di sole microsfere.
Se il risultato non soddisfa, il procedimento può essere ripetuto, oppure si può passare vinavil molto diluito su cui impiantare altra neve artificiale, semmai effettuando leggeri lavaggi con marroni ed ocra per simulare la neve sporca, come ho fatto sia sul terreno che nella parte terminale del cappotto.
Il composto vinavil e microsfere è stato anche collocato “scientificamente” sui due soggetti, vestiti e suppellettili, non tanto per simulare una nevicata, quanto per tentare di replicare neve gelata, depositata dal vento e accumulata grossolanamente in alcuni punti del vestiario, diventando un tutt’ uno con questo.
Un effetto non facile e che spero di aver reso abbastanza verosimile. Un effetto che, credo sia fondamentale per dare una corretta interpretazione del soggetto, almeno per come lo immagino io; quindi ho azzardato la innevata anche sulla parte alta del corpo e non solo in quella vicina la terreno.
In uno scenario dove neve e freddo incombono su tutto ed anche i pochi arbusti assumono il medesimo colore senza vita, un tamburo abbandonato, perché ormai inutile, onde privilegiare carichi più preziosi, ed una coperta lasciata cadere poco prima, forse da un soldato disperato assai vicino alla morte per fame e gelo, danno enfasi e catturano l’atmosfera drammatica di quei giorni.
Targhetta realizzata a computer con fonts che riproducono caratteri con l’apice superiore innevato dando il tocco di gelo finale….. Brrrrr!!