I Razzi belliciIl razzo di uso bellico è un’ arma di vecchia data e fu riesumato durante la Seconda guerra Mondiale allo scopo di integrare i sistemi offensivi e difensivi esistenti, artiglieria e armi contraeree. Esso ha molto da offrire al progettista di armi perché è un ordigno relativamente economico e semplice, che può essere prodotto in serie con notevole facilità e che, impiegato in massa, produce enormi devastazioni. Durante il secondo conflitto quasi tutti i principali protagonisti lo impiegarono in operazioni in modo più o meno elevato, ma solo i sovietici lo utilizzarono in larga misura come arma autosufficiente . Impegati nell’ attacco contro posizioni fortificate, per lo stendimento di cortine nebbiogene o in appoggio all’ artiglieria, i razzi erano assai temuti dalle truppe per l’effetto psicologico e pratico che il loro impiego di massa produceva, compensando ampiamente la loro imprecisione. Il Panzerwerfer 42I razzi d’artiglieria da 15 cm furono ampiamente sperimentati dai tedeschi alla fine degli anni trenta e nel 1941 i primi esemplari furono pronti per la distribuzione ai reparti. Il ModelloIl Panzerwerfer 42 è il modello dell’ Italeri, costruito da scatola, con alcune piccole modifiche, quali l’assottigliamento delle canne lancia razzi, troppo spesse, e la sostituzione di alcune maniglie rifatte con filo di rame. Ho inoltre arricchito la mitragliatrice MG34 con il mirino , un pezzo fotoinciso proveniente da kit Tamiya. I FiguriniI figurini sono della VP e vogliono rappresentare due granatieri che, in attesa dell’ ennesimo attacco da parte delle truppe sovietiche, stanno conversando, scaricando la tensione. Ho volutamente affiancato una divisa mimetica ad una monocromatica per esaltare entrambe le figure che danno vita a questa piccola scena: un diorama dovrebbe permettere all’ osservatore di intuire ciò che accade proprio attraverso alcuni elementi che, ben posizionati, caratterizzano e danno vita alla scena rappresentata. Il granatiere con panzerfaust indossa la mimetica reversibile, sul lato autunnale con schema a foglie di quercia , caratterizzata da un fondo grigio rossastro, e da larghe macchie frastagliate arancione contornate con bordi brown scuro; per le divise mimetiche metto in evidenza solo le luci e le ombre principali per non compromettere la nitidezza del disegno di base, già sufficientemente complicato, come in questo caso. Il soldato con cappotto è anch’esso VP, ma la testa è stata sostituita con una Hornet con elmetto; il cappotto modello 43, di qualità più scadente per carenza di materie prime ,con ampio collo del medesimo colore e tasche laterali supplementari, è dipinto in field gray schiarito, poi eseguo un leggero dry brush con grigio e deck tan per evidenziare le luci; a seguire, con il pennello e con la tecnica del “bagnato su bagnato” eseguo lumeggiature e successivamente ombreggiature con field gray scurito con black green.Questo per evitare profondità troppo scure e luci eccessivamente chiare. I volti sono dipinti ad acrilico e in questo caso la base è bronze flash Citadel -orange brown Vallejo, lavaggio Earth -orange brown, luci aggiungendo alla mescola di base Bronze flesh , flat flesh Vallejo e al termine un tocco di golden yellow e ivory white , sempre Vallejo; ho riprodotto l’effetto barba, con una miscela broze flesh- medium gray, assai liquida. L’Ambientazione La scena è ambientata in una città dell’est europeo dove, pur ritirandosi di fronte allo strapotere delle innumerevoli divisioni russe, l’esercito tedesco offrì un tenace resistenza, sapendo che la posta in gioco era addirittura la sopravvivenza dei Reich, per cui ogni metro di terra veniva conquistato dopo accaniti e spietati combattimenti. Tatticamente, dovendo affrontare una guerra difensiva, i tedeschi svilupparono sempre più armi controcarro per arginare i potenti carri russi, che nel combattimento urbano trovavano notevoli problemi di mobilità, risultando più vulnerabili. Tra le rovine urbane troviamo questo Panzerwerfer , affiancato da due granatieri che, con l’aiuto di diverse armi controcarro, stanno rallentando l’avanzata del nemico. La basetta è costituita da un fondo stradale in resina della VP, mentre le rovine di casa sono una vecchia confezione in plastica dell’ Italeri, che ho migliorato, riempiendo il retro, ovviamente vuoto, con una miscela di celluclay, stucco plastico per lavori di muratura.La rovina in plastica non ha evidentemente i particolari e l’incisione di quelle in resina o in gesso, ma con un buon lavoro di pittura, quasi esclusivamente con la tecnica del dry brush, si possono ottenere risultati davvero buoni che vi permetteranno di utilizzare anche kit che rispetto alla produzione odierna appaiono inadeguati e saremmo tentati di scartare, ma nel nostro hobby nulla va perduto! Ho dipinto le rovine con un grigio medio990, che ha ricevuto un lavaggio generale con marron scuro 871, sempre acrilico Vallejo, diluito con acqua e latte, come ho già avuto modo di spiegare; poi ho iniziato l’opera di dry brush con grigio pietra 884, sabbia scura 847 e giallo deserto977 di Vallejo ,per poi ripassare le parti in profondità con China Citadel brown.Nel dipingere le pietre della costruzione ho lumeggiato l ‘ area centrale di ogni pietra aggiungendo al giallo sabbia una punta di bianco ed utilizzando il pennello a setola piatta come piccoli movimenti concentrici e con pochissimo colore. La lumeggiatura finale sulle rovine è stata ottenuta aggiungendo un’altra punta di bianco avorio e grigio chiaro alla suddetta mistrura. Ho poi cosparso l’intera basetta con una mistrura di sassolini, sabbia, polveri , frammenti di legno e mattoncini di diverse dimensioni, colore e consistenza, dopo aver spalmato sul fondo un abbondante strato di gesso e colla vinilica pura , che in seguito è stata ripassata sulle singole macerie tramite un contagocce ma con la colla diluita ìn acqua.; un lavoro lungo ma efficace. Infine dopo il consueto dry brush con diverse tinte chiare , dal buff al flesh e deck tan, una passata con polvere di gessetti, per creare diverse soluzioni e gradazioni di colore. Con le medesime tinte ho anche sporcato la parte inferiore del mezzo e leggermente, gli indumenti dei figurini.
Bibliografia D-Day to Berlin - Ed. Arms & Armuor - GB
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