Montaggio

Il modello da me realizzato è quello prodotto dalla casa nipponica Tamiya, a cui ho aggiunto il kit Aber dedicato a questo modello.
A dir la verità questo modello si potrebbe montare direttamente da scatola, ma se noi modellisti non ci complichiamo la vita con set di dettaglio e cose simili non siamo contenti.
Quando si decide di intraprendere un lavoro di superdettaglio è bene studiare a fondo i fogli di istruzione dei vari kit che si vogliono usare, questo per programmare le varie fasi del montaggio. Anche se il modello, come in questo caso, è di ridotte dimensioni è bene decidere subito quali e dove andranno sostituite le parti in plastica più spesse, con quelle foto incise molto più fini.
Non sto qui ad elencare tutte le parti da me sostituite, anche perché si possono evincere dalle foto in corredo, ma segnalo solo quelle parti che bisogna auto costruirsi: il telaio della capotte, le valvole di gonfiaggio delle ruote e alcuni rivetti sparsi nel modello, usando per lo scopo del filo di rame e un punch & die.

Colorazione

Dopo aver lavato con acqua e sapone il modello, ad asciugatura avvenuta, ho spruzzato ad aerografo su tutto la Willys una mano di H303 Green della Gunze diluito al 50% con il Thinner della Tamiya, questo colore presenta una finitura semi lucida che facilita i successivi lavaggi con colori ad olio.
Le varie stelle di identificazione dei mezzi alleati, le ho realizzato con dei stencil e del colore bianco sporcato con un po’ di grigio dato ad aerografo.
Dopo aver atteso 24 ore, su tutto il modello, ho effettuato un lavaggio con il Bruno Van Dick della Winsor & Newton ad olio diluito con l’acquaragia, questo passaggio và ripetuto più volte finché non si è soddisfatti del risultato.
A questo punto, ho effettuato un passaggio a pennello asciutto con l’H150 + poco bianco ad olio su tutto il modello. I due precedenti passaggi, lavaggio e dry-brushing, vanno ripetuti finche, anche qui,  non si è soddisfatti del risultato. Alla fine, con del nero puro a olio, ho realizzato dei lyning per le ombre estreme.
Per simulare la polvere, ho usato i pigmenti della MIG diluiti in trementina, mentre, per il metallo nudo soggetto a sfregamento, della comunissima grafite.  

Ambientazione

Per simulare il terreno, ho usato un composto di sabbia, vinavil e acqua, dopo aver steso questo impasto su una piccola basetta di legno, con un colino ho fatto cadere dall’alto della terra raccolta in natura, ad  asciugatura avvenuta, ho effettuato dei lavaggi ad olio con colori terrosi seguiti da un drybrush a smalto con colori tendenti al sabbia.
Qua e là, in modo casuale, ho incollato dei piccoli ciuffi di poseidonia  per simulare l’erba secca, per le foglie  secche, trovo molto realistico usare i piccoli frutti di betulla, non sono altro che pignette  lasciate asciugare al sole.
Per realizzare i paracarri ho usato dei gessetti da lavagna opportunamente  scolpiti, infine, l’albero è un kit della Verlinden.

Conclusione

I due figurini sono anch’essi della Verlinden,  ai quali ho sostituito le teste con altre delle Hornet,  molto più espressive.
Per la colorazione ho usato i colori acrilici della Vallejo, ormai ho definitivamente sostituito gli olii per i figurini, trovo questi colori più versatili e più brillanti come resa.
Devo ringraziare l’amico Ugo Giberti che mi ha dato degli utili consigli per questa per me nuova tecnica di colorazione.


Articolo apparso su Steel Art N° 19