I Razzi bellici

Il razzo di uso bellico è un’ arma di vecchia data e fu riesumato durante la Seconda guerra Mondiale allo scopo di integrare i sistemi offensivi  e difensivi esistenti, artiglieria e armi contraeree. Esso ha molto da offrire al progettista di armi perché è un ordigno relativamente economico e  semplice, che può essere prodotto in serie con notevole facilità e che, impiegato in massa, produce enormi devastazioni. Durante il secondo conflitto quasi tutti i principali protagonisti lo impiegarono in operazioni in modo più o meno elevato, ma solo i sovietici  lo utilizzarono in larga misura come arma autosufficiente . Impegati nell’ attacco contro posizioni fortificate, per lo stendimento di cortine nebbiogene o in appoggio all’ artiglieria, i razzi erano assai temuti dalle truppe per l’effetto psicologico e pratico  che il loro impiego di massa produceva,  compensando  ampiamente la loro imprecisione.
Dal punto di vista tecnologico, gli utenti più avanzati furono i tedeschi che , però, impiegarono i razzi come arma ad integrazione al fianco dell’artiglieria e solo di rado  secondo le tecniche offensive utilizzate dai sovietici per i famosi  Katjusa.

Il Panzerwerfer 42

I razzi d’artiglieria da 15 cm furono ampiamente sperimentati dai tedeschi alla fine degli anni trenta e nel 1941 i primi esemplari furono pronti per la distribuzione ai reparti.
Il lanciatore di razzi da 15 cm più diffuso fu il Nebelwerfer 41 che lanciava sei razzi nebbiogeni da altrettanti tubi montati sull’ affusto del cannone controcarro Pak35/36 da 37cm, appositamente trasformato. La gittata massima di solito raggiungeva circa i 6900 metri ed il lancio era normalmente effettuato  da batterie di 12 o più lanciatori.
In movimento i Nebelwerfer 41 erano normalmente trainati da semicingolati leggeri, ma nel 1942 venne distribuito un lanciarazzi semicingolato, il Panzerwefer 42 , che continuò  ad impiegare il razzo da 15cm con i tubi disposti su due file orizzontali da cinque , installati sulla superficie  superiore del veicolo corazzato , il SdKfz 4/1 Maultier, che adottava lo stesso treno di rotolamento  della versione cingolata del Camion Opel Blitz, utilizzato largamente dall’ esercito tedesco sul fronte orientale.. La rampa accoglieva dieci razzi di pronto impiego, mentre altri dieci erano stivati all’ interno del veicolo. Questi veicoli furono soprattutto impiegati per il fuoco di appoggio nelle operazioni con mezzi corazzati

Il Modello

Il Panzerwerfer 42 è il modello  dell’ Italeri, costruito da scatola, con alcune piccole modifiche, quali l’assottigliamento delle canne lancia razzi, troppo spesse,  e la sostituzione di alcune maniglie rifatte con filo di rame. Ho inoltre arricchito la mitragliatrice MG34 con il mirino , un pezzo fotoinciso proveniente da  kit Tamiya.
Il kit non presenta particolari problemi di costruzione e le diverse parti combaciano con buona precisione. Il maggior lavoro di assemblaggio è stato dedicato ai cingoli: infatti pur utilizzando quelli in plastica morbida forniti dalla ditta produttrice, ho ricreato l’effetto pesantezza con un sistema già adottato con ottimi risultati  su altri modelli. Infatti per fare aderire parte del cingolo alle ruote, ho utilizzato   della Loctite, poi, per assicurare tale fissaggio, ho rinforzato l’ancoraggio con colla epossidica bicomponente, tenendo uniti ruota e cingolo con piccole pinze, utilizzate in elettronica. La colorazione è stata eseguita con areografo , utilizzando colori Acrilici  Vallejo , Tamiya e Molak. Dopo aver steso un fondo grigio spray antiruggine, ho dipinto interamente il modello con una miscela di Desert Yellow - Orange Brown- Light sand; le piccole serpentine  sfumate sono state ottenute con red brown-Orange brown, questa miscela è stata areografata molto diluita e a pressione molto bassa, per permettermi, con una certa facilità, di poter disegnare le serpentine a mio piacimento. Ho poi passato sul modello una mano di trasparente lucido Gunze Sangyo e ho applicato le decals aiutandomi con  i prodotti specifici Microsol e Microset che permettono una perfetta adesione. A modello completamente asciutto ho areografato alcune mani leggere di trasparente opaco sempre Gunze Sangyo e sono poi passato al lavaggio generale  fatto con orange brown miscelato con earth , diluiti in acqua e latte, che , come ho già avuto modo di spiegare,  rende il colore  più aggrappante,  fissandosi meglio nei diversi interstizi. Con china Citadel Brown  e Seppia Pelikan  ho profilato  tutti i contorni, i bulloni,  mentre le parti in rilievo sono state lumeggiate con il colore di base schiarito con buff, deck tan e flash in diverse percentuali. Un leggero drybrush con i medesimi colori è stato eseguito nella parte bassa del mezzo , nel treno di rotolament esui cingoli, precedentemente dipinti in dark brown , lumeggiati con gun metal e natural steel ,come l’ MG 34; infine ho steso senz esagerare una miscela di colla vinilica, sabbia fine e gesso per simulare  le incrostazioni di fango e terra  nei cingoli e nei parafanghi. Questa pasta è stata colorata di erth Molak, ombreggiata con china seppia e lumeggiata con desert yellow e deck tan.Un ‘ultima mano di trasparente opaco è servita per uniformare tutto l’insieme e togliere indesiderati riflessi semilucidi, che possono essere sempre in agguato quando si lavora con diversi colori e materiali, come le chine.

I Figurini

I  figurini sono della VP e vogliono rappresentare due granatieri  che,  in attesa dell’ ennesimo  attacco da parte delle truppe  sovietiche, stanno conversando, scaricando la tensione. Ho volutamente affiancato una divisa mimetica ad una monocromatica per esaltare entrambe le figure che danno vita  a questa piccola scena: un diorama  dovrebbe permettere all’ osservatore di intuire  ciò che accade proprio attraverso alcuni elementi che, ben posizionati, caratterizzano e danno vita alla scena rappresentata.  Il granatiere con panzerfaust indossa la mimetica reversibile, sul lato autunnale con schema a foglie di quercia , caratterizzata da un fondo grigio rossastro, e da larghe macchie frastagliate arancione contornate con bordi brown scuro; per le divise mimetiche metto in evidenza solo le luci e le ombre principali per non compromettere la nitidezza del disegno di base, già sufficientemente complicato, come in questo caso. Il soldato con cappotto è anch’esso VP, ma la testa è stata sostituita con una Hornet con elmetto; il cappotto modello 43, di qualità più scadente per carenza di materie prime ,con ampio collo del medesimo colore e  tasche laterali supplementari, è  dipinto in field gray schiarito,  poi eseguo  un leggero dry brush con grigio e deck tan per evidenziare le luci; a seguire, con il pennello e con la tecnica del “bagnato su bagnato” eseguo lumeggiature e successivamente  ombreggiature con field gray scurito con black green.Questo per evitare profondità troppo scure  e  luci eccessivamente chiare. I volti sono dipinti ad acrilico e in questo caso la base è bronze flash Citadel -orange brown Vallejo, lavaggio Earth -orange brown, luci aggiungendo alla mescola di base Bronze flesh , flat flesh  Vallejo e  al termine un tocco di golden yellow e ivory white , sempre Vallejo; ho riprodotto l’effetto barba, con una miscela broze flesh- medium gray,  assai liquida.

L’Ambientazione

La scena è ambientata in una città dell’est europeo dove, pur ritirandosi di fronte allo strapotere delle innumerevoli divisioni russe, l’esercito tedesco offrì un tenace resistenza, sapendo che la posta in gioco era addirittura la sopravvivenza dei Reich, per cui ogni metro di terra veniva conquistato dopo accaniti e spietati combattimenti. Tatticamente, dovendo affrontare una guerra difensiva, i tedeschi svilupparono sempre più  armi controcarro per arginare i potenti carri russi, che nel combattimento urbano trovavano notevoli  problemi di mobilità, risultando più vulnerabili. Tra le rovine urbane troviamo questo Panzerwerfer , affiancato da due granatieri che, con l’aiuto di diverse armi controcarro, stanno rallentando l’avanzata del nemico. La basetta è costituita da un fondo stradale in resina della VP, mentre le rovine di casa sono una vecchia confezione in plastica dell’ Italeri, che ho migliorato, riempiendo il retro, ovviamente vuoto, con una miscela di celluclay, stucco plastico  per lavori di muratura.La rovina in plastica non ha evidentemente i particolari e l’incisione di quelle in resina o in gesso, ma con un buon lavoro di pittura, quasi esclusivamente con la tecnica del dry brush, si possono ottenere risultati davvero buoni che vi permetteranno di utilizzare anche kit che  rispetto alla produzione odierna appaiono inadeguati e saremmo tentati di scartare, ma nel nostro hobby nulla va perduto! Ho dipinto le rovine con un grigio medio990, che ha ricevuto un lavaggio generale con marron scuro 871, sempre acrilico Vallejo, diluito con acqua e latte, come ho già avuto modo di spiegare; poi ho iniziato l’opera di dry brush con grigio pietra 884, sabbia scura 847 e giallo deserto977 di Vallejo ,per poi ripassare le parti in profondità con China Citadel brown.Nel dipingere le pietre della costruzione ho lumeggiato l ‘ area centrale di ogni pietra aggiungendo al giallo sabbia una punta di bianco ed utilizzando il pennello a setola piatta come piccoli movimenti concentrici e con pochissimo colore. La lumeggiatura finale sulle rovine è stata ottenuta aggiungendo un’altra punta di bianco avorio e grigio chiaro alla suddetta mistrura. Ho poi cosparso l’intera basetta con una mistrura di sassolini, sabbia, polveri , frammenti di legno  e mattoncini di diverse dimensioni,  colore e  consistenza, dopo aver spalmato  sul  fondo  un abbondante strato di gesso e colla vinilica pura  , che in seguito è  stata ripassata sulle singole macerie tramite un contagocce ma  con la  colla  diluita ìn acqua.; un lavoro lungo ma efficace. Infine dopo il consueto dry brush con diverse  tinte chiare , dal buff al flesh e  deck tan, una  passata con polvere di gessetti, per creare diverse soluzioni e gradazioni di colore. Con le medesime tinte ho anche sporcato la parte inferiore del mezzo e leggermente, gli indumenti dei  figurini.
Ho arricchito lo scenario con il numero civico, autocostruito con plasticard , i cui   numeri in plastica come l’insegna di locanda , provengono da una confezione della gamma Histrorex, indispensabile per arricchire le vostre creazioni.
Per ultimo ho riempito alcuni spazi con accessori che contribuiscono a descrivere la scena e    completarla: alcuni razzi  pronti per essere caricati, un contenitore per proiettili di un Pak , appostato nelle vicinanze, un fucile anticarro russo Degtyarev , preda bellica e l’efficace RPzB43 “panzerschreck”,  versione teutonica del più famoso bazooka americano.

 

Bibliografia

D-Day to Berlin  - Ed. Arms & Armuor - GB
Panzer in Russia- 1943-45 – Ed. PSL - GB
Panzer in Saumur n.2 - Giappone
Uniformi e distintivi dell’ esercito tedesco 1933-1945 – B. Davis- Ed. Alberelli –Italia
Waffen SS: Uniformi, Fregi, Distintivi - A.Steven- P.Amodio  - Ed. EuroMilitaria -Italia